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Perché il Covid-19 ci ha messo in crisi? E come affrontare l’impatto psicologico della pandemia?

Numerosi studi hanno ormai accertato le possibili conseguenze della pandemia da Covid-19 sulla sfera psichica ed emozionale: disturbi depressivi, d’ansia, psicosomatici, necessità di assumere psicofarmaci, ecc.
Se si dovessero condensare in una parola gli ultimi due anni, molto probabilmente ci troveremmo d’accordo sul fatto che quel termine sia “paura”: di essere infettati, di contagiare altri, di conoscere l’esito di un tampone, di morire o che possano venire a mancare i nostri cari, di perdere il lavoro, ecc.


Insomma, la pandemia da Covid-19 ha fatto sbattere come treni in corsa contro un importante dato di realtà: c’è un “limite” al controllo che è possibile esercitare sulla propria vita.
Scomoda consapevolezza in un periodo storico e sociale in cui mai come ora si dà importanza all’autodeterminazione, al “tutto e subito” e in cui non c’è spazio mentale alla possibilità che le cose possano andare diversamente da come le abbiamo programmate.
In sintesi, non si riesce a tollerare l’attesa, la frustrazione, la perdita, si fa molta fatica ad accettare e ad adattarsi in modo flessibile all’imprevisto.


Forse, come tutti i momenti di disagio, dato che non scegliamo di viverli e nemmeno possiamo evitarli, allora tanto vale “sfruttarli” e lavorare affinché sia possibile trasformare la difficoltà in un vantaggio.
“Limite al controllo”: concetto ovvio a livello razionale, ma, aimè, non sul piano più profondo, emotivo…e la prova di questa negazione è il fatto che con la pandemia ci siamo sentiti improvvisamente catapultati nell’estremo opposto: la percezione che tutto ci stesse improvvisamente sfuggendo di mano.

Ma è davvero così o è possibile provare a cambiare punto di vista e guardare le cose da un’angolazione nuova, che faccia sentire più sicuri, avere maggiore fiducia in sé, vivere più serenamente questo difficile periodo, magari sfruttandolo addirittura a proprio vantaggio?
In molti si ricorderanno (e, forse, provano ancora) quella sgradevole sensazione di vuoto, noia, sperimentata soprattutto all’inizio della pandemia. Ci si lamenta sempre che il tempo a disposizione non è mai abbastanza, eppure quando questo tempo viene concesso non si sa cosa farne!

In questi momenti abbiamo mai provato a chiederci: “di cosa ho bisogno adesso?”. Purtroppo, travolti dalla quotidianità, abbiamo perso l’abitudine di farci questa domanda, al punto tale che a volte non riusciamo a rispondervi. Eppure, è in questa risposta che risiede la propria parte vitale, quella che impedisce di annoiarsi e che, soprattutto, consente di prendersi cura di sé e rende più capaci di farlo anche nei confronti degli altri.
La sicurezza passa proprio attraverso il riconoscimento e l’accettazione dei propri “bisogni” (fisici, affettivi, relazionali, ecc.), delle risorse a disposizione per soddisfarli e del “limite” al controllo che è possibile esercitare in generale sulla propria esistenza, quindi, anche dalla capacità di dover tollerare a volte l’attesa e la frustrazione rispetto alla soddisfazione dei nostri bisogni, senza per questo perdere la speranza.

È molto importante imparare a comprendere che l’iniziale sensazione di passività ed impotenza che, a volte, i nostri bisogni suscitano non sono mai assolute, ma stati transitori, in cui è poi possibile divenire attivi per soddisfare i bisogni utilizzando le risorse che ciascuno ha a disposizione.

Dedicare, da un lato, il proprio tempo per iniziare gradualmente a sentire, ad esplorare i propri bisogni, procedendo, talvolta, anche per prove ed errori, esercitando l’abilità di auto-osservazione (come mi sento adesso, fisicamente ed emotivamente?) e, dall’altro, il lavoro sulla consapevolezza ed accettazione dei “limiti” al controllo, sono i due aspetti di cui è importante occuparsi in questo periodo così difficile, per recuperare le redini della propria vita.

Questo lavoro consente, infatti, di fare il secondo passaggio fondamentale: lo “spostamento del potere”. Questo significa che se si riconosce di avere un controllo, un “potere” relativo e non assoluto, su una certa situazione, allora è possibile orientare il fuoco dell’attenzione agli ambiti su cui invece si può esercitare una presa maggiore, senza uno spreco di energie e traendone invece un senso di efficacia e benessere.
L’elaborazione psicologica di questo difficile periodo per molti è avvenuta e sta avvenendo in modo spontaneo; altre volte, quando sono attivati sintomi psicosomatici o vissuti psicologici più complessi, può essere opportuno ricorrere all’aiuto dello specialista Psicoterapeuta, che imposterà il lavoro con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che impediscono il processo di adattamento psichico.

Dott.ssa Elena Villa
Psicoterapeuta ad orientamento Focale Integrato

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