L’artrosi trapeziometacarpale (RIZOARTROSI) è presente in circa la metà delle donne oltre i 50 anni, ma è sintomatica solo nel 5% dei casi.
Il dolore in articolazione trapeziometacarpale (ARTRALGIA) non è sempre associato ad artrosi e inizia avolte anche già a 30 anni.
Questo perchè l’articolazione trapeziometacarpale è coinvolta tutte le volte che prendiamo un oggetto e viene usurata a causa dell’attività quotidiana svolta e della predisposizione anatomica personale (ossea e legamentosa).
I disturbi sono inizialmente occasionali o periodici, con remissione anche spontanea, e progrediscono
negli anni, lentamente.
Si avverte dolore, tumefazione locale, rigidità, perdita della forza e della capacità funzionale.
Si arriva al punto da non potere più svitare una caffettiera, aprire un barattolo, girare una maniglia,
stringere una pinza.
Non tutti i dolori alla base del pollice sono rizoatrosi, dunque, e non tutte le rizoartrosi sono uguali: il
chirurgo della mano attraverso radiografia e visita inquadra lo stadio radiografico e la situazione
funzionale e suggerisce i trattamenti più efficaci.
La terapia diventa più aggressiva con la gravità del quadro clinico e radiografico.
Gli stadi avanzati saranno quelli destinati all’intervento chirurgico, è un consenso diffuso tra specialisti (chirurghi della mano, fisiatri, fisioterapisti , reumatologi) che il primo approccio deve essere sempre MULTIDISCIPLINARE e RIEDUCATIVO.
GINNASTICA di rinforzo degli stabilizzatori articolari, stretching, rieducazione occupazionale, TUTORI
specifici associati a TERAPIA FISICA ( TECARTERAPIA E ONDE D’URTO FOCALI): insieme possono ridurre il dolore e restituire funzionalità alla mano, ma dipende da quando iniziamo a curare la mano.
Nei casi refrattari è necessaria la TERAPIA INFILTRATIVA, più invasiva.
INFILTRAZIONI DI GLICOCORTICOIDI (triamcinolone, metilprednisolone, betametasone) agiscono
tempestivamente sul dolore e possono essere utili prima del trattamento riabilitativo se il dolore lo
ostacola.
INFILTRAZIONI DI ACIDO IALURONICO: condroprotettive, ma non condroriparative, con risultato sul
dolore più lento ma più duraturo dei glicocorticoidi, e buono sulla funzione, vanno però ripetute entro
l’anno.
OZONOTERAPIA: con effetto immunomodulante, riduce l’infiammazione e il dolore, ha meno effetti
collaterali del cortisone, ampiamente usata per le ernie discali, viene ora studiata per i benefici sulle
patologie della mano.
NUOVE FRONTIERE: PRP e CELLULE STAMINALI
Le iniezioni di PRP (pappa piastrinica), esplicano un’azione anticatabolica e antinfiammatoria, modulano le funzioni di condrociti e osso subcondrale e stimolano i fibroblasti a produrre acido ialuronico , dopo un anno dalla terapia (2 o 3 dosi) sono più efficaci di acido ialuronico e cortisone
Le cellule staminali derivate dal grasso autologo , in particolare SVF ( STROMAL VASCULAR FACTORS),
iniettate in articolazione , hanno effetti antinfiammatori, immunosoppressivi e condroprotettori, a 1
anno, danno risultati promettenti.
Sono consigliate soprattutto negli stadi iniziali di artrosi (Eaton 1-2)
Infine, se il dolore è costante, non responsivo ai trattamenti comuni o la durata tra i trattamenti diventa sempre inferiore, resta l’INTERVENTO CHIRURGICO.
Dott.ssa Angela Trabucco
Medico Chirurgo
Specialista in Ortopedia della Mano